Quei giorni della Grande Guerra
o della voce di Saverio Mazzoni
Autore: Emanuele M. Landi
La vita artistica di Saverio Mazzoni è ricca d’incontri con la parola scritta, a cui la sua voce ha dato vita, e con grandi scrittori, che sono stati spesso suoi compagni di viaggio, condividendo a volte il palcoscenico in particolari reading, dove lettura ed estemporanee interviste regalavano al pubblico piccoli splendenti gioielli di teatro di parola. Ora è un libro di Maurizio Garuti che porta, per l’ennesima volta, il nostro a cimentarsi con la parola scritta; “Due giorni e una notte nella grande guerra” racconta un mondo, quello misconosciuto della prima guerra mondiale, che potremmo definire il primo massacro di massa. Un mondo fatto di tanti piccoli mondi, paesi e paesini potremmo dire, poiché per la prima volta gli “italiani” si sono potuti conoscere in quanto reclutati da ogni parte del Paese, si sono scoperti prima estranei, poi fratelli di una stessa Nazione da pochissimo unificata e questo “grazie” ad una guerra allestita da una monarchia imbelle e cialtrona, che ha mandato letteralmente allo sbaraglio suoi concittadini giovani e non solo, molti dei quali analfabeti che non si conoscevano, ma nemmeno sapevano dell’esistenza di quei luoghi per cui si combatteva, in particolare chi di loro reclutato dal sud del Paese. Una guerra combattuta in trincee che altro non erano che fosse pronte ad ospitare uomini già destinati a morire, assalti alla baionetta contro cannoni, fucili e mitragliatrici, eserciti che combattevano come nel secolo precedente mentre si sperimentavano armi nuove e devastanti testando, per la prima volta, l’uso del gas nervino che, come l’angelo della morte di biblico ricordo, sterminava arrivando invisibile senza alcuna possibilità di difesa, nonostante le maschere antigas, spesso inefficienti ed insufficienti, così quelle trincee, erroneamente pensate a difesa e protezione, diventavano enormi fosse comuni per soldati già sfibrati dalla malnutrizione, dai parassiti dall’inedia e dalla paura sempre incombente. Un massacro di massa. Questo è stata la prima guerra mondiale. Il testo di Maurizio Garuti, che è sicuramente tra i migliori narratori italiani, mette in primo piano l’incontro tra quegli “italiani “che nelle lunghe attese in trincea, tra una assalto e l’altro, cominciano a familiarizzare, partendo dai loro ricordi e si raccontano tra mille difficoltà di comprensione, la maggior parte di loro si esprime solo nel proprio dialetto e tanti sono gli analfabeti. Ecco che Giuseppe contadino della bassa bolognese, un richiamato di quarant’anni si ritrova in trincea tra altri uomini, come lui, costretti a combattere e familiarizzare sarà l’unica via per sopportare quella condizione, come aiutare a scrivere lettere, lui che sa scrivere, per coloro che non sanno, nel racconto si mischiano i dialetti e le narrazioni, le paure e le speranze nonché gli amori, mogli o fidanzate lasciate a chilometri e chilometri di distanza, mentre su tutto aleggia un vago sentore di morte, ma è l’umanità dei personaggi creati da Garuti, ispiratosi ad una storia vera, che dominano il racconto letterario a cui Saverio Mazzoni, da par suo, da vita, destreggiandosi con i vari dialetti e raggiungendo livelli interpretativi altissimi. Penso che l’autore gli debba moltissimo, è la sua voce e il pathos di cui è capace che rendono vivi i personaggi, consentendo allo spettatore di penetrarne la profonda umanità, le ansie, le paure, dolori compresi. Mazzoni ha anche curato la regia ed un allestimento adattabile alle più svariate situazioni, dalle sale istituzionali, ai teatri veri propri. Nell’allestimento fatto sabato 17 ottobre 2015 presso il Circolo Arci Brecht Teatro del Lampadiere ho avuto il piacere assieme a mia moglie di fare all’amico Saverio da tecnico audio e luci e questo mi ha consentito di vivere nel profondo lo spettacolo e di penetrarlo compiutamente, quindi posso dire che davvero si tratta di un allestimento eccellente, non a caso ha avuto svariate repliche ed altre ne avrà. Grazie ancora una volta a Saverio, per il piacere che una sua messa in scena sa e mi sa dare. Presto spero di tornare a condividere con lui il palcoscenico, come già è stato, molte volte e so che sarà assai presto. Intanto, come sempre, il blog darà puntualmente informazione di altre repliche di “Due giorni e una notte nella grande guerra” e altri lavori di Saverio Mazzoni.
Comments are closed