De rerum naturae

De rerum naturae

narrazione/elaborazione ad uso di scena. Da Tito Lucrezio Caro

a cura della Redazione

De rerum naturae

De rerum naturae

Ancora una volta la classicità come fonte d’ispirazione e ricerca?

Riflettendo sulla decadenza e l’imbarbarimento che permea questo nostro tempo, come teatranti, ci siamo chiesti, se sia possibile risponde con una incessante ricerca elaborando un percorso pedagogico, che recuperi la conoscenza in tutta la sua interezza ed in primis rivolgersi alla classicità come elemento fondamentale per un’autentica e più che mai necessaria, alfabetizzazione, visto il degrado incombente..

L’azione teatrale poi, forse più d’ogni altra formulazione culturale, può assolvere questo compito, innanzitutto perché, rappresentabile e per tanto immediatamente fruibile, fino a consentire momenti, il più delle volte estemporanei, di dialogo condiviso con gli astanti.

La ricerca quindi è anche, per questa ragione stimolata.

Iniziamo con questi versi tale ipotetico percorso teatrale chiedendo ai nostri lettori di riflette a loro volta, anche conseguentemente alla lettura del testo proposto e senza porre alcun termine di  tempo per una eventuale trasposizione scenica.

De rerum naturae

Aeneadum genetrix, hominum divumque voluptas,
alma venus, caeli subter labentia signa
quae mare navigerum, quae terram frugiferentis
concelebras, per te quoaniam genus omne animantum
concipitur visitque exortum lumina solis:
e dea, fugiunt venti, te nubila caeli
adventumque tuum, tibi suavis deadala tellus
summittit flores, tibi rident acquora ponti
placatumque nitet diffuso lumine caelum
nam simul ac species patefactast verna diei
et reserata vigent genitabilis aura fovoni
aeriae primum volucres te, diva, tuumque
significat unitum perculsae corda tua vi.
inde ferae pecudes persultant pabula laeta
et rapidos tranat amnis : ita capta lepore
te sequitur cupide quo quamque inducere pergis.
denique per maria ac montis fluviosque rapaces
frondiferasque domos avium camposque virentis
omnibus incutiens blandum per pectora amorem
efficis ut cupide generatim saecla gubernas
nec sine te quicquam dias in luminis oras
exotitur neque fit laetum neque amabile qiucquam,
te sociam studeo scribendis versibus esse
quos ego de rerum natura pangere conor…

 

Tito Lucrezio Caro


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