Libretto di lavoro

Libretto di lavoro

ovvero dell’ Azione In/ Civile in un atto

Autore: Emanuele M. Landi

Prima scena
Ufficio di un’azienda metalmeccanica, Ruggero 50 anni perito meccanico è chiamato in ufficio personale.
Ruggero: E’ permesso, ciao Caterina. Avevi bisogno?
Caterina: Ciao, scusa un momento. Finisco di inserire questi dati e sono da te.
Ruggero si siede attendendo che l’impiegata si sia liberata.
Caterina: Ecco, questo è il tuo libretto di lavoro, ora sai non serve più così ne approfitto per riordinare un po’, puoi firmare qui.
Ruggero: Come non serve più? Da quando?
Caterina: E’ da parecchio, in ogni caso è meglio lo abbia tu, ti servirà per il conteggio della pensione.
L’uomo non aggiunge altro automaticamente firma per ricevuta.
Caterina: Ciao Ruggero, quando vuoi possiamo fare un’uscita.
Ruggero: Come? Ah sì un’uscita. Certo ci sentiamo.
Ruggero esce fissando il libretto che tiene in mano.

Seconda scena
Appartamento di Ruggero. L’uomo è seduto su una poltrona e fissa il libretto che tiene in mano, la radio è accesa, trasmette jazz.
Ruggero: (parla tra se fissando il libretto di lavoro) Eccola la mia vita è racchiusa tra queste pagine; ora non vale più niente. Tutte le conquiste, i risultati e le esperienze, sono qui dentro. Mi licenziassi ora, sarei meno di niente, niente di diverso da un ragazzino. Allora il mondo là fuori, deve davvero essere tremendo.
Buio, cambio quadro. Davanti alla vetrina di un’agenzia interinale, seduto su di una panchina del giardinetto prospiciente, Ruggero, con un giornale tra le mani osserva le persone che entrano in agenzia. Esce Anna.
Anna: (rivolta all’uomo) Ciao, scusa, ma …
Ruggero: Ciao… (distrattamente)
Anna: E’ da quando sono entrata in agenzia che ti ho notato, osservi tutti quelli che entrano. Scusa, ma lavori per qualche istituto di statistica?
Ruggero: Oh! No, no, osservo semplicemente la realtà, non mi era mai capitato di vedere con i miei occhi tutti i cambiamenti che in questi anni ci sono stati nel mondo del lavoro.
Anna: E per vederli vai davanti alle agenzie interinali?
Ruggero: Non è il caso di presentarci, mi chiamo Ruggero e tu?
Anna: Anna, mi chiamo Anna.
Ruggero: Allora Anna com’ è andata? Hai trovato lavoro?
Anna: (accomodandosi a sedere accanto all’uomo) No! È una settimana che giro, ancora nulla. Comincio a preoccuparmi, tra un po’ non saprò più come pagare l’affitto, mangiare poi sarà un altro problema.
Ruggero: (interrompendola) Mi chiedevi perché sono qui. La scorsa settimana, mi hanno restituito il libretto di lavoro, non serve più mi hanno detto, se non per il conteggio della pensione, ma per trovarlo il lavoro è ormai superfluo. Sai qui dentro (mostra alla ragazza il libretto) c’è tutta la mia vita, mi sono sentito come se si staccasse qualcosa da me. Da allora osservo i visi di chi frequenta queste agenzie. Presto molta attenzione ai comportamenti di tutti quelli che entrano ed escono. Non faccio statistiche, mi limito ad osservare, ormai è un bisogno di cui non riesco a fare a meno.
Anna: Che lavoro fai?
Ruggero: Sono perito meccanico.
Anna: Uno come te che ha un buon lavoro di solito se ne frega di quelli come me.
Ruggero: Guarda che solo una settimana fa, neanch’io m’interessavo di queste cose.
Anna: (guardando l’ora sul cellulare) È quasi l’una ormai la mattina è andata.
Ruggero: Sicuramente non hai pranzato. Posso invitarti?
Buio, cambio scena

Scena terza
Anna e Ruggero sono al tavolo di un ristorante
Ruggero: (alzando il bicchiere) A cosa brindiamo?
Anna: Al nostro incontro e alla fortuna.(fanno tintinnare i bicchieri e bevono)
Ruggero: (prendendo il cellulare) Voglio fare un tentativo. (compone un numero) Pronto, ciao Caterina, ti disturbo? Senti sai se in azienda cercano? Spedizioni hai detto? Ah, una sostituzione per maternità, cinque, sei mesi. Mi puoi dire a quale agenzia vi siete rivolti? C’è una ragazza che conosco che ha bisogno di lavorare, la faccio passare in agenzia, tu li chiami, magari gli dici che vuoi lei, sta bene? Se garantisco? Sì. Poi ti spiego, tranquilla, certo, anch’io. Allora si chiama, Anna… (girandosi verso la ragazza con aria interrogativa)
Anna: Moro e ho ventisette anni. (tutto d’un fiato)
Ruggero: Anna Moro, ha ventisette anni. Lo puoi fare subito? Come dici? Vederci? Va bene stasera alle otto da te. Grazie ciao a dopo.
Anna: Non so che dire, ho un lavoro?
Ruggero: Vai a quest’agenzia (scrive su un foglietto il nome dell’agenzia), Caterina avrà già chiamato, e ti diranno quando andare in azienda.
Anna: Che cosa devo dirti Ruggero, grazie non basta.
Ruggero: Ma vai ora! Ti lascio il mio numero.
Si scambiano i dati. Si stringono la mano. Buio, cambio scena.

Quarta scena
Casa di Ruggero
Ruggero: Scusa cara ma non riesco proprio a non pensarci. (parla rivolto all’altra parte della stanza. Dal buio esce una donna, pare una visione)
Angela: Il tuo solito vizio, quando una cosa ti prende non pensi ad altro.
Ruggero: È stato come se dentro mi si spezzasse qualcosa. Come se tutte le nostre conquiste, d’un tratto si fossero dissolte. Speranze, sacrifici, rinunce perché il domani di tutti fosse diverso e migliore. Ci pensi, se per una ragione qualsiasi dovessi perdere il lavoro, mi toccherebbe ricominciare da capo, come un ragazzino.
Angela: Come la ragazzina che hai conosciuto oggi, vuoi dire?
Ruggero: Cara, ti prego. Non sarai gelosa?
Angela: Non ci ho nemmeno pensato. Pensavo piuttosto a Caterina. Non ti sembra il caso di fare sul serio con lei?
Ruggero: Non riesco ad immaginarmi il vivere con lei, sposarla poi.
Angela: Vorrei essere con te. Assieme potremmo affrontare qualsiasi difficoltà. La solitudine non ti aiuta, restare lì a rimuginare non ti farà trovare una soluzione o recuperare lo slancio per superare questo momento.
Ruggero: Mi è sempre di conforto parlare con te. Ora poi che mi sento veramente la mia età. È successo all’improvviso. Ho cinquant’anni, mi son detto, ed è stato come svegliarsi in un altro posto e d’un tratto sono passati gli anni.
L’uomo su queste parole, si assopisce. L’immagine della moglie svanisce. Buio

Quinta scena
L’uomo è seduto. La televisione è accesa. Telegiornale.
Giornalista: Il presidente della Confindustria ha ribadito, quanto affermato nei giorni scorsi, sottolineando che non ci sono i presupposti per firmare il contratto dei metalmeccanici se i sindacati non accetteranno tre punti inemendabili. Flessibilità senza limiti ad unica discrezione delle aziende. Aumenti solo ai più meritevoli su sola decisione dei datori di lavoro. Contratti di lavoro esclusivamente a tempo determinato per un tempo indefinito, che solo le imprese potranno modificare. Nel frattempo il Governo ha varato la nuova legge in materia di lavoro. I sindacati, riaffermando la ferma opposizione a quanto sostenuto dalla Confindustria, hanno espresso il netto dissenso alla legge appena approvata, che a loro avviso è di fatto peggiorativa delle norme preesistenti, in particolare in tema di licenziamenti, tutele e diritti. Nella giornata di domani si riuniranno, per decidere le contromisure e le iniziative da porre in essere.
L’uomo spegne il televisore. Suonano alla porta. Ruggero apre la porta e si trova davanti Anna.
Anna: Ciao Ruggero. Sono Anna, non mi riconosci?
Ruggero: (svegliatosi da un leggero torpore) Scusami Anna, come stai? Pensavo a te, poco fa.
Anna: Senti mi fai entrare? (la fa entrare) Lavoro nella tua azienda da quindici giorni e non ci siamo ancora incontrati. Dimmi che non hai ancora mangiato, ho portato delle cose buone ti preparo un bel pranzetto, che ne dici?
Ruggero: No, non ho ancora mangiato, a dire al vero. Stavo riflettendo e non ci pensavo affatto.
Anna: Tutto bene? Sembra non ti faccia piacere vedermi.
Ruggero: No, no mi fa piacere, certo che mi fa piacere.
Anna: Sai pensavo, che è davvero strana la vita, fa incontrare persone come noi, fino a ieri tanto diverse, poi è bastato ti abbiano restituito il libretto di lavoro e i nostri mondi hanno iniziato a comunicare. (appoggiando la sua borsa e cercando con lo sguardo la cucina)
Ruggero: (accompagnandola in cucina) Su questo hai perfettamente ragione, forse è proprio la divisione tra i nostri mondi, come dici tu, che ha fatto sì che tutto è cambiato così rapidamente e ci ha fatto perdere per strada tutto quello che la mia generazione aveva conquistato. Ognuno poi si è chiuso nei propri ambiti. Anna, mi sento di non aver fatto niente di buono, perché non serve solo conquistare diritti, l’importante è mantenerli e difenderli. Niente, una volta conquistato, è garantito per sempre. E solo ora lo capisco.
Anna: (affacciandosi dalla cucina) Guarda che non hai niente da rimproverarti, voi avete lottato, conquistato cose importanti, non so se tra vari anni noi potremo dire altrettanto. Non stiamo forse creando qualcosa di nuovo? Non so proprio pensare razionalmente a questa nostra amicizia. Probabilmente è solo voglia di comunicare o così doveva essere. Poi, in effetti, perché chiederselo? Vieni. È pronto.
Ruggero entra in cucina
Ruggero: Ottimo il sugo!
Anna: Grazie, vuoi del parmigiano?
Buio. Cambio scena.

Sesta scena
Casa di Caterina sorseggia un caffè assieme a Ruggero.
Caterina: È da un po’ che sei cambiato, non ti interessa più nulla, tutta la tua verve è sparita. Ti prego dimmi cosa ti senti, ci conosciamo da tanti anni, sei sempre stato così espansivo. Ti sento tanto lontano! Forse non ti piaccio più.
Ruggero come svegliato da un leggero torpore, allunga una mano e accarezza la donna, si avvicina e la bacia. Escono fuori scena verso la camera da letto
Luce. Caterina rientra vestita con una lunga camicia è scalza. Si siede.

Caterina: Per un attimo sei tornato il solito Ruggero. E ora quello sguardo triste. Ti prego, parla con me.
Entra in scena Ruggero mentre si sta infilando la camicia nei pantaloni.
Ruggero: Ricordi quando un mesetto fa in azienda mi hai consegnato il libretto di lavoro?
Caterina: Certo, lo ricordo bene!
Ruggero: In quel momento mi sono sentito svuotato. Tutta la mia storia, le mie conquiste sparivano di colpo, non ero più nessuno.
Ho pensato alle nuove generazioni e alla loro costante precarietà. Io stesso, se dovessi perdere il lavoro, non sarei più nulla e anche tu.
Allora ho cominciato quasi automaticamente a sostare presso le agenzie interinali, per capire cosa è successo davvero di questo nostro mondo. Ho visto con i miei occhi il nulla, che si chiama precarietà. I giovani vivono in veri e propri gironi d’inferno, sbattuti da ogni parte, in balia di chiunque. Non sanno nemmeno che solo ieri esistevano regole conquistate in anni di lotte.
Ruggero esce di scena.
Caterina: (guardando verso la camera) Non stai perdendo il lavoro e nemmeno io. Non puoi accollarti il peso del mondo. In fin dei conti abbiamo fatto la nostra parte, tocca ai più giovani sbattersi, ora. Non mi pare che questi cambiamenti siano colpa nostra.
Le cose cambiano, muta il mercato. Ora possiamo godere delle nostre posizioni. Io e te per esempio abbiamo il diritto di costruisci una vita insieme.
Ruggero rientra in scena.

Ruggero: Ma come fai a non capire. Non possiamo ritirarci nelle nostre stanze. Non possiamo rinunciare a partecipare, dare il nostro contributo fino alla fine. Capire fino in fondo i cambiamenti che hanno reso così sterile questa società.
Credo che, invece, ne siamo in parte colpevoli, perché abbiamo dato tutto per acquisito. Anna, mi ha fatto capire tante cose e attraverso lei comincio davvero a comprendere.
Caterina lo guarda perplessa
Caterina: Ruggero non ti sarai per caso innamorato di quella ragazzina? La solitudine fa brutti scherzi.
Capisco il tuo sconforto, ma apri gli occhi. E’ stato molto nobile da parte tua aiutarla, pensa a te, a noi se vuoi. Non sarà il caso, ora, di considerare noi due come una vera famiglia!?
Ruggero:
(fissando la donna con uno sguardo duro. Alcuni attimi di silenzio. Come in preda ad un desiderio di andarsene). Di cosa stai parlando! Di tutto quello che ti ho detto, del disagio e della mia presa di coscienza, hai capito, o hai voluto capire, che desidero Anna. Non arrivi a concepire altri tipi di rapporto tra un uomo ed una ragazza di 27 anni. (la voce si fa più dura e il tono si alza notevolmente) Già la crisi del cinquantenne. Se pensi questo vuol dire che non mi conosci affatto. Credevo di trovare in te un appoggio, non so più cosa credevo. Quello che so è che per un po’ è bene che non ci si veda. Ti prego: rifletti… (ciò detto esce di scena)
Caterina: (alzandosi in piedi) Ruggero…ti prego non andartene… non c’è niente di male, succede. Ti posso aiutare…ti prego…ti prego…aspetta…
La porta sbatte. Buio. Cambio scena.

Settima scena
Ruggero è in casa. La televisione, è accesa.Telegiornale.
Giornalista: La piaga degli infortuni sul lavoro continua. Solo oggi se ne sono verificati ben sei. La legge varata un anno fa si sta dimostrando inefficace. I sindacati affermano che i controlli sono ancora dei tutto insufficienti e che il lavoro nero continua ad essere prassi comune. Per questo hanno chiesto un incontro al Governo, che però ancora non ha dato disponibilità. Domani riunione dei vertici sindacali E’ probabile che si arriverà allo sciopero generale.
Ruggero spegne il televisore. Il suo sguardo è fisso alla parete di fronte. In quel momento appare l’immagine di Angela.
Angela: Ho sentito anch’io. Sai quante volte non abbiamo prestato attenzione alle cose che ci succedevano attorno. Adesso invece sembra che il nostro udito si sia amplificato e riusciamo a cogliere ogni cosa. Ruggero sono con te, lo sai.
Ruggero: Mi è talmente di conforto parlare con te. Ti ricordi quando ci sentivamo padroni del mondo. Riuscivamo ad ottenere cose che sembravano impossibili, eravamo davvero in tanti e l’impegno era la nostra vita. Ricordi stretti stretti, alle manifestazioni e agli scioperi, ci sentivamo importanti. Pensavamo proprio di contare.
Angela: Non possiamo vivere di ricordi. Mi sento colpevole, ti ho lasciato solo e ti sei chiuso. Niente più impegno e tutto è scivolato via, tutto è cambiato e nessuno se ne è accorto. Ti prego, Ruggero, reagisci. Sarà dura ma la sfida è ricominciare, sarà in salita lo sò, ma non puoi lasciarti andare. Non chiudere con Caterina, ti vuole bene davvero, la sua gelosia nasce proprio da questo.
Ruggero: Nessuna colpa da parte tua, le cose ci hanno sovrastato, eravamo impegnati a sopravvivere e tutto è scivolato via. Anna mi ha fatto capire che se colpa c’è stata è di tutti noi che facevamo dell’impegno una bandiera e non abbiamo capito che, mentre eravamo in prima linea, cresceva una generazione di servi. Tutto è finito quando alla Fiat, fu organizzata la marcia dei colletti bianchi. Così ci siamo ritirati nel privato, impauriti come conigli, invece di rilanciare le nostre lotte abbiamo pensato solo a noi, Angela, per niente ai ragazzi che crescevano. È vero, non avevamo figli, ma nessuno lo ha fatto. Condividere, dovevamo, con amici e compagni. Anna mi dà la gioia di raccontare e vedessi con che occhi sgranati mi ascolta. Caterina pensa solo ad invecchiare insieme a me e crede che io sia innamorato di quella ragazzina. Non capisce che sono invecchiato di botto e che la sola cosa che m’interessa è evitare ad altri i miei errori.
Angela: D’accordo, ma … Ruggero…mi ascolti… Ruggero…
L’immagine svanisce. Ruggero ha gli occhi chiusi. È come estraniato.

Ottava scena
Ufficio della ditta di Ruggero.
Anna: Permesso…
Caterina: (fredda e tagliente) Avanti, siediti lì.
Anna: Qui?
Caterina: Certo lì, vedi altri posti? (sempre più fredda) Questa è la tua busta paga. Firma qui, per ricevuta.
Anna: (firma) Grazie, buongiorno.
Anna la osserva perplessa, fa per uscire. Ma Caterina…
Caterina: Ascolta ragazzina, non farmi pentire di averti fatto assumere. Lascia stare Ruggero, lui è stato buono con te, non si trova facilmente una persona che da un momento all’altro ci dà la possibilità di lavorare. Ringrazia e non importunarlo, non ha certo bisogno di una ragazzina che vuole fare sesso con lui.
Anna: Ma guardi che si sbaglia, non ho mai pensato ad una cosa simile. E’ stata, è vero, una bella fortuna conoscerlo. Non capisco perché dica questo, lei non crede…
Caterina: (interrompendola) Guarda ragazzina che non m’incanti. Ruggero è in un momento difficile. E’ scoraggiato, ha bisogno di persone mature attorno, ora che è facile preda d’infatuazioni.
Anna: Per carità signora, guardi che nemmeno da parte sua… Lo so… lo avrei capito.
Caterina: Cosa, vuoi capire tu! Ti ho avvisata… attenta a quello che fai, non permetterò che qualcuno me lo porti via. Non dico che tu non lo veda più, ma attenta ti terrò d’occhio e se… beh hai capito, potrai dire addio al tuo lavoro. Adesso vai e fa entrare il prossimo.
Buio. Cambio quadro. Tavolini di un bar
Anna: Davvero gli avete smontato tutta la macchina?
Ruggero: Certo, era veramente assillante, un vero rompicoglioni quel caporeparto, dovevamo dargli una lezione, per farlo stare tranquillo. Abbiamo pensato parecchio. Poi l’intuizione. Aveva comprato la macchina nuova, e ne aveva una cura maniacale, la lustrava e se la rimirava, era davvero ridicolo. Parcheggiava sempre in una stradina chiusa sotto casa sua,. Nottetempo, abbiamo fatto il lavoro, appoggiando in bell’ordine i pezzi smontati attorno al telaio quasi scarno e poi ce ne siamo andati.
Anna: Ed è cambiato? Ha capito?
Ruggero: Ha capito sicuramente che siamo stati noi, ma non aveva prove. Una volta rimessa a posto l’auto, sì è cambiato, era molto più tranquillo.
Anna: Eravate davvero tremendi. Mi piace ascoltare queste storie poi quando racconti riacquisti serenità. Anna è un po’ distaccata e poco espansiva
Ruggero: Cosa che non posso dire di te, oggi. Cosa c’è che non va?
Anna: Niente, magari è solo stanchezza.
Ruggero: No! Così non andiamo d’accordo, che senso ha essere amici se non ci si confida. Dimmi cosa ti preoccupa.
Si capisce dal loro parlare sommesso che Anna racconta l’incontro con Caterina.
Ruggero: Adesso ha passato il limite, non può fare questo e nemmeno trattarmi come una cosa sua.
Anna: Credo proprio sia molto innamorata di te.
Ruggero: L’amore non giustifica l’arroganza soprattutto verso gli altri. Facile parlare d’amore, ma bisogna riscontrarlo nei fatti e comportarsi così non mi pare motivato dall’amore.
Anna: Ti ama ed è gelosa!
Ruggero: La gelosia è opposta all’amore, sempre. Ci sono anch’io, non ho nessun’intenzione di essere usato.
Mentre Ruggero e Anna sono al tavolino del bar. Appare dall’altra parte della strada Caterina e ferma ad osservare. Si capisce che il suo primo impulso è quello di fare una scenata. Sta per partire, poi si blocca si rende conto che il loro rapporto assomiglia molto di più a quello tra maestro e allievo. Rimane allora a fissare interessata la scena. Poi i due chiamano il cameriere, pagano il conto e si separano con una stretta di mano. Caterina ha l’impulso di andare verso Ruggero, poi si blocca di nuovo mentre lui si allontana: Buio. cambio scena.

Nona scena
Appartamento di Anna. Anna è al telefono.
Anna: Come sarebbe che non ti hanno rinnovato. Sembrava cosa fatta?
Poi hanno preso un’altra persona per lo stesso lavoro.
Come va bene così?
Dario non credo sia il caso che tu ti rassegni. Sei andato al sindacato?
Un momento, cosa stai dicendo? Ha chiuso la porta e ti ha detto: “Siccome hai fatto sciopero non ti possiamo confermare? E se lo racconti negherò?”.
Non ti avevo detto di andare al colloquio con un sindacalista?
Ma va’ beh cosa?
Lo capisci che è un comportamento da stronzi?
Paura di far valere i tuoi diritti?
Sei fuori. Facendo così, i padroni faranno sempre i loro comodi.
Cosa? Cosa? Adesso che c’entra? Secondo te io sono paraculata perché Ruggero mi trovato lavoro?
A parte il fatto che non sono fissa e il diventarlo me lo devo conquistare.
Ti ricordo che sostituisco una maternità.
In che senso?
E no cazzo!
Non ci vado a letto.
Continui a farti mettere i piedi in testa, tu precario lo sei nel cervello.
Come sarebbe, le palle che mi mette in testa?
Guarda che quella è gente che ha lottato, mica come noi che abbassiamo il capo e abbiamo paura di tutto.
Sono cambiata dici? Certo che lo sono. Non ho più intenzione di farmi fottere.
Ascolta se è così che la pensi, non abbiamo più niente da dirci. Siamo della stessa generazione, dici, da parte mia per sfiga, guarda per sfiga.
Ok ciao… e… rifletti… ma va …
Anna sbatte giù il telefono, sospira e fissa il vuoto.
Buio cambio quadro. Casa di Caterina
Caterina: (tra sé) Sono stata una stupida, non ho mai visto una scena più paterna. Ruggero ha sempre avuto la propensione a raccontare. Anche quando era viva Angela era stupendo vederli abilissimi raccontatori entrambi.
Ecco di cosa aveva bisogno di un’ascoltatrice, io non lo sono mai stata.
Ho trattato quella ragazza come una … devo riparare, ma come?
Lo avrà detto a lui, chissà cosa penserà di me. Se lo chiamo? Oppure? Non so come comportarmi e intanto lo vedo sempre più triste, solo con lei è radioso, a quel bar pareva tornato ai tempi di quando eravamo giovani con Angela e gli altri.
Devo trovare un modo, un modo discreto di aiutarlo, anzi aiutarli entrambi.
Detto questo si abbandona in silenzio riflettendo. Buio.
Casa di Ruggero. la televisione è accesa.
Giornalista: Le morti sul lavoro hanno mostrato oggi il loro volto più oscuro. In un campo abbandonato alla periferia della città è stata trovata una fossa comune con tre cadaveri. L’autopsia ha stabilito essere nordafricani, le evidenti tracce di cemento e calce riscontrate sui cadaveri hanno evidenziato, in modo inequivocabile, trattarsi di lavoratori edili e le ferite che ne hanno provocato la morte sono con certezza provocate dall’impatto sul terreno dopo una caduta dall’alto. Questa storia porta di nuovo prepotentemente alla ribalta il problema dell’immigrazione e del lavoro nero senza diritti e tutele gestita dalla criminalità organizzata. Da più parti si continua a ripetere la necessità di trovare una soluzione adeguata. Il dibattito in ambito politico è costantemente attivo, ma fino ad ora non si sono configurate le soluzioni adeguate. Questa sera nel nostro approfondimento dopo il telegiornale affronteremo questo tema, avremo ospiti, politici, sindacalisti ed esponenti della società civile.
Ruggero seduto sul divano, spegne il televisore. In quel momento appare la visione di Angela.

Ruggero: E questo, Angela perché non lo abbiamo previsto? Abbiamo fermato il nostro impegno e improvvisamente si sono aperte le porte dell’inferno. Quelle tremende, tre parole su cui facevamo persino ironia. Flessibilità. Globalizzazione. Immigrazione. Nei fatti, hanno portato solo rovina. Flessibilità stava per perdita progressiva dei diritti. Globalizzazione, non è stata che la scusa per sfruttare, in altra forma e maggiormente, i paesi del sud del mondo, l’altra faccia del colonialismo. L’immigrazione affidata, da subito, alla criminalità e al lavoro nero gestito – anche – da “onesti” cittadini, il modo migliore per creare conflitti e guerre tra poveri, tra noi, che perdevamo diritti e lavoro, e loro sfruttati, reclusi e carne da macello, e ancora noi costretti a pensare solo a bollette, mutui e ai soldi che non bastano mai, alla ricerca continua di un lavoro, sempre precario. Ricordi il film Metropolis con quei lavoratori ridotti ad automi. Questo è il vero obiettivo del capitalismo, quando mi guardo intorno vedo che il loro progetto è già realtà. Poi è arrivata la crisi economica, altra bella invenzione, buona per l’ennesimo gioco delle parti, tra chi ci metterà in guardia e chi dirà che tutto è già passato, due facce della stessa medaglia, così scopriremo che schiavi lo siamo sempre stati. Ogni sopruso, allora, sarà accettato da queste nuove generazioni, senza più riferimenti, forse, per questo sento Anna così intima. Temo, però, che dovrò dirle brutalmente quello di cui sono ormai certo, che la vera schiavitù è il lavoro stesso, quando è l’unico scopo della vita.
Angela: Non è molto diverso da quello che dicevamo, se ci pensi, meno di trent’anni fa. Alterni la rabbia alla rassegnazione. Ti senti impotente, ma lo sai sono qui con te.
Ruggero: Oh! Angela, sai tutte queste analisi sono tremendamente reali, ma un attimo dopo averle elaborate, mi sento svuotato, impotente, a volte ho solo voglia di chiudere gli occhi, non vedere più nulla, non sentire e chiudere col mondo. Non chiedermi perché, ma questa consapevolezza ha aperto la porta dello sconforto, non credevo di avere dentro questa propensione all’oblio.
Angela: Ti prego non rassegnarti, mi senti vicino, lo so, immagina che Anna sia nostra figlia, trasmettile la nostra esperienza. E’ molto intelligente e sono convinta che saprà far tesoro delle cose che dici.
Ruggero:
Proverò, lo farò. Ora sono stanco, a domani amore.

Decima scena
Casa di Ruggero. Anna e l’uomo ascoltano musica.
Anna: Conoscevo solo alcune cose. Siete stati davvero fortunati a vivere quegli anni.
Ruggero: Sì è vero avevamo una colonna sonora di tutto rispetto. Vedi Anna nelle ultime settimane, ho ripercorso tutti i miei anni comprese le canzoni e i gruppi che più ho amato, avevo dimenticato anche loro, come l’esercizio dell’impegno. Anna, ogni giorno che passa vivo un conflitto sempre più assillante, tra il vuoto del presente e il desiderio di raccontarti le mie storie e le mie esperienze.
Anna: Ti prego non lasciarti prendere dalla depressione, fammi essere utile, mi hai insegnato tu che c’è sempre una parte positiva, anche nel sogno più fosco. L’altro giorno mi parlavi di Gandhi. Non si è mai lasciato prendere dallo sconforto. Quante lezioni in quell’esperienza, sei stato tu ricordi a portarmelo ad esempio. Ogni volta che racconti il passato, non credere, provo una stretta al cuore, da una parte l’invidia per quei vostri tempi, dall’altra la triste consapevolezza del presente. tanto, che se penso ad un possibile futuro, tutto si ferma al massimo al giorno dopo.
Squilla il telefono.
Ruggero: Rispondi tu! Sei di casa, mi pare
Anna: Pronto! Ah è lei signora? Subito! (rivolta a Ruggero) Caterina, vuole parlarti
Ruggero: (titubante prende la cornetta dalle mani di Anna) Dimmi. Non ho niente in contrario. Va bene, ho capito. Certo non avevo nessun dubbio. Solo? Quando? Nessuna altra possibilità? Ci penso io. Vederci? Domani da te, va bene. Non ti preoccupare, tutto risolto. D’accordo. Grazie, ti so dire. (mette giù la cornetta e resta un attimo a fissare il telefono.)
Anna: Vi siete riappacificati, ne sono contenta.
Ruggero: (riprendendosi) Riappacificati? Certo sì. Sarà meglio dirtelo subito. Ti hanno confermato solo per altri due mesi. Pensavo proprio ti avrebbero messo in organico, avevano detto che eri veramente in gamba, anche a te mi pare. Non ci voleva, adesso vedo cosa si può fare.
Anna: Hai fatto già tanto.
Ruggero: Anna proprio non ti entra in testa. L’amicizia non prevede defezioni. Non faresti altrettanto per me?
Anna: (gli si butta al collo) Scusa! Farei lo stesso.
Buio. Cambio Scena.

Undicesima scena
Casa di Caterina
Caterina: Scusami, ho dubitato di te. Ti amo! Dobbiamo aiutare Anna. Sono la prima a dirlo, vi ho visto l’altro giorno a quel bar. Sì vi ho seguito e ho fatto bene a quanto pare. Non ho mai visto due persone più in sintonia.
Ruggero: I primi ad aver bisogno di aiuto siamo proprio noi. Sono veramente felice che tu abbia capito quali sono i sentimenti che provo per Anna. Ti confesso che ero rimasto molto male da quei tuoi discorsi. Vedi siamo molto diversi noi, anche quando eravamo ragazzi, tu eri sempre appartata, mentre Angela ed io eravamo sempre al centro d’ogni iniziativa, sempre in prima linea, quante testate abbiamo dato, ma non posso dimenticare che tu eri sempre lì, l’amica capace di curare le ferite e dare conforto. Anche ora tu sei qui ad aspettare, sto molto bene con te. Devi scusarmi, ma ogni giorno che passa ho l’impressione che qualcosa si stacchi da me, il passato ritorna sotto forma di ricordi e raccontarlo ad Anna è come se si allontanasse, se poi alzo la testa e ascolto il presente mi prende uno scoramento senza fine, così un vortice di sentimenti contrastanti mi pervade e quando sono solo in casa mi sento svuotato e stanco.
Caterina: Hai detto bene sono qui, ma ti devo confessare che quando vi ho seguito domenica scorsa e mi sono appostata vicino al bar, avevo tutta l’intenzione di venire lì e farti una scenata di gelosia, ero talmente incazzata. Poi vi ho visto e ho capito, parevi davvero un maestro, Anna dava l’espressione di chi vede con gli occhi quello che le parole narrano. Sei tu che mi devi scusare. Devi dirmi come posso aiutarti, ti prego fa che possa curare ancora le tue ferite e consenti anche a me di essere amica di quella ragazza, ho sbagliato anche con lei.
Ruggero: (l’ha ascoltata con le mani unite e appoggiate tra la bocca e il naso. Le allunga e prende le sue mani) Grazie Caterina, ora non riesco a parlare di tutto quello che mi accade, però sono felice della nostra ritrovata armonia, abbi pazienza ancora un po’. (ciò detto prende il viso della donna tra le mani e la bacia)
Buio.

Dodicesima scena
Casa di Ruggero
Ruggero: (seduto abbandonato, su una poltrona, guarda nel vuoto)
Non capisco perché Angela non sia ancora venuta.
Dove sarà andata?! Dovrei muovermi, andarla a cercare, devo parlarle di Anna, ha ancora bisogno di noi, è ancora piccola. Devo andare a fare la spesa. Devo fare il conteggio della pensione, allora mi serve il libretto di lavoro.
Ragazzina non sono tuo padre, non sei nemmeno mia parente, neanche ti desidero, ma sento amore per te.
Pare scuotersi, ma… Ruggero devi alzarti hai mille cose da fare, devi risolvere tanti problemi tutti quei ragazzi confidano in te.
Ciao Caterina… (la saluta come se fosse entrata) siediti hai fatto bene a venire, vuoi qualcosa? Volevo dirti che ti amo, ma non riesco ancora a decidere di vivere con te, poi sai aspettavo Angela, viene tutti i giorni, ma oggi non è ancora venuta, che dici mi devo preoccupare. Ascolta, ascoltami bene, prenditi cura della nostra bambina è ancora piccola ha bisogno ancora di noi, e anche i ragazzi, tutti li devi aiutare.
(Cade all’indietro e il respiro si fa affannato, le braccia si abbandonano ciondoloni e…)
(La voce e bassa e sussurrante)

Fatico a respirare, dottore, tutto mi gira attorno, mi scoppia la testa…mi scoppia la testa… (L’affanno aumenta) Non vi sento più non… Anna… stai tranquilla… Caterina pazienza… ancora un po’… (L’affanno è ormai rantolo, alcuni attimi poi…) Angela o sei tornata… hai tarda… ma ora sei qui… (reclina di botto la testa ed espira).
Fine