Museo di Ustica

Museo di Ustica

Autrice: Maria Visconti

No, niente paura.
Avrei dovuto riconoscerlo.
Lo sapevo,
l’Angelo della Verità si veste di nero.
Si avvicina… è bellissimo… tutto nero… è uno specchio.
Avvelena la mia mente e penetra con mille punte!
… Ssssssh
… Anche gli eroi se ne vanno in silenzio.

Museo di UsticaVedete, a volte mi prende un desiderio fortissimo di essere a casa mia. Come di sentirmi a casa. Capita quando sono in un posto che mi mette a disagio, magari con persone che non conosco e di cui non posso fidarmi. E anche lì, in quel luogo, provo la stessa sensazione… E’ piacevole? No. Io non mi sento per niente al sicuro. Posso fidarmi? C’è uno Stato che mi protegge?
Ma nel mio Paese io voglio sentirmi a casa! E’ forse chiedere troppo?
Lo Stato italiano, il mio Stato, non li ha protetti, e tutt’ora nasconde troppi scheletri nell’armadio e sulla vicenda non è caduto il segreto di Stato, ma una pesante coltre di silenzio… tutto questo silenzio mi opprime! Io esigo delle risposte. Le esigo.
Passato rispondi a me, come orchestra al suo direttore: voglio sapere chi li ha uccisi! Ti prego… E’ questo dunque il limitare tra chi va e chi vive: non v’è pace per chi resta. Ma allontanatevi da me. Lasciatemi, lasciate che riposi, per un attimo, sono esausta, per sempre, dannazione! Vorrei poter dimenticare!
Ho diritto a non vedere più incubi di notte né fantasmi di giorno, che bisbigliano… una scossa, un brivido freddo sale rapido al solo pensiero.
Eppure, eccomi qui.
Malgrado tutto, spinta a raccontare, a far riesistere in me la Memoria…
“L’Italia è un Paese senza memoria e senza verità” scrive Leonardo Sciascia. E, aggiungo io, con ben poca giustizia. Ma sono poi così sicura di voler sapere tutta la verità sulla vicenda? E se fosse shockante? Forse non sono pronta a scardinare le mie certezze: sono poco, sono nulla, ma sono tutto ciò che ho! Ma che dico, sono le ingenue illusioni; solo una parvenza di tranquillità, di una ragazzina ancora in fasce.
“Cresci!” urla all’improvviso una voce nell’orecchio: “Cresci! E’ questa la realtà degli uomini politici, dei militari!” Ma io non so come ragionano i politici. E come ragionano questi militari? Per loro è stato meglio accettare il silenzio; piuttosto che rivelare il vero piano che c’era dietro. C’era chi non poteva non sapere.
“E allora?” mi chiederete. E allora io rimango ancora qui, sola, a tremare. Quello che sto dicendo, signori, è che la verità è affilata. E’ un’arma a doppio taglio. Non è affatto semplice. È terribile, a volte, la verità.
Tuttavia, io non ho scelta: non posso dimenticare. Non posso lasciarla andare. Ancora non la conosco. Non posso chiudere qualcosa che è ancora aperto.

Ma ecco, cos’è? Sono lucciole.
Una si accende appena, brivido sul mio volto,
che brilla, poi trema e scompare.
E torna, cos’è? Sono luci, sono due, sono tre, sono ottantuno.
E torna, torna da me, continua a palpitare.
Saprò custodirti e illuminare un nuovo volto,
anche quello del tuo aereo, Angelo caduto, sorriso di teschio.