Fuori tempo

Fuori tempo

o delle estati dell’adolescenza

Autore: Emanuele Landi

casa di sassoSolo i vecchi muri mantengono fresco questo pomeriggio estivo, non ci sono parole tra noi e l’esterno, tutto si è fermato, sappiamo cosa si muove fuori è intensa la vita, noi solo di passaggio in un equilibrio millenario. Non sopporto, né quel sole né quei monti, oggi, a volte l’attesa della notte è un’esigenza impellente, non ci sono parole tra noi, né gesti, né amore. Attendiamo entrambi qualcosa, forse attendiamo noi stessi l’uno l’altro, non c’è energia non c’è slancio, il ritmico aspirare ed una brace che si illumina e poi il fumo spande l’aria e cambia l’odore per un attimo riempiendo i nostri respiri. C’è il nostro guardarsi senza vedere l’altro, sempre più si allontana un vago esterno. Ci cercano? Altri vivono? Scende leggero un vino bianco e fresco è soltanto un’azione svogliata e non cercata.

Altri cercano un qualcosa da fare per passare le ore, ingannare l’attesa dimenticare ore e giorni già vissuti, qualcosa da ricordare per alcuni mesi per poi programmare la prossima vacanza. I nostri sensi giocano con l’elaborazione dei pensieri nulla e lasciato al caso, ma il cosciente è come un interminabile prana, la nostra inazione e preludio ad azioni future, è inazione l’attività intellettuale?

L’abitudine del fumo o del bere contrasta con l’elaborazione logica del pensiero dove grossolano e sottile si confondono. Estate silenziosa tra quei muri aviti, non c’è compiacimento tra noi mentre naturalmente abbandoniamo fumo e vino, ennesimo distacco da usuali rituali estivi, dove parlando e parlando il niente sovrasta il niente. Quale può essere la giusta proporzione dei nostri sforzi, quale conseguenza del vivere, quale risposta al disagio?

Entrambi sappiamo che qualcuno si domanda dove siamo, sappiamo che non c’è ricerca affannosa, diranno strani, per l’ennesima volta; senza sapere l’ora avvertiamo gli usuali movimenti attorno a noi, un cane si sdraia all’ombra e bambini si annoiano giocando per il piacere di adulti svogliati, in attesa dell’ora di cena, non c’è azione per quanto nuova che non assomigli ad una ripetutasi già infinite volte.

Di sicuro all’esterno tutto si muove anche senza di noi, il tempo è quasi cancellato, mentre la frenesia è un compito ingrato; restando tra queste mura si acuiscono i sensi.

Ormai sarà notte, è sicuramente notte e già i riti notturni prendono il via, le cene al fresco si prolungano e spesso lasciano il passo ai ricordi e ai racconti, ascolti svogliati, sbadigli e alla fine il vino fresco, il migliore. Riti preparatori pregustando una notte di danze ci si prepara e poi si fanno le macchine. Siamo in uno spazio infinito seppur delimitato da spesse mura che al fresco notturno rasentano il freddo, è facile essere dimenticati, in questo tempo indefinito siamo quasi pronti per altre azioni.

dallo spettacolo “Quattrocentoventisettemila Affabulazioni”