Stai su con le spalle…

Stai su con le spalle…

Autore: Emanuele M. Landi

modiglianiStai su con le spalle… quando leggi si deve sentire chiara la prima lettera come l’ultima…
Non muovere le mani in quella maniera … contienile rispetto al tronco… dritte le spalle…
La battuta la devi accompagnare… porgerla… ricordati che sei tu la battuta…
Il diaframma… devi imparare a respirare col diaframma…

Fare l’attore è un lavoro parecchio duro. Quando poi i tuoi primi maestri sono i tuoi non stacchi mai, qualsiasi cosa fai ti senti sotto stretto controllo.
La dizione poi è stato l’esercizio costante, sono ben contento che mio padre sia stato così rigoroso, da ragazzino non tanto, erano continui richiami a stare attento ora a chiudere ora ad aprire. Sono stato consapevole ed orgoglioso del risultato alle prove per la mia prima sul palcoscenico, avrò avuto poco più di dieci anni e la signora che dirigeva lo spettacolo di noi ragazzini, dopo una specie di provino annuendo disse: “Complimenti Emanuele hai una dizione perfetta, se non sapessi quale è la tua città natale, non saprei proprio indovinarla”.
Mi sono sentito davvero importante. Ora si trattava di affrontare il pubblico e questo davvero non lo avevo mai fatto.
Viene così il giorno della prima e tocca proprio a me entrare per primo, sento aprirsi il sipario e dalle quinte mi dicono di entrare, sono letteralmente impietrito, poi qualcuno mi spinge in scena e non so come entro nel modo concordato, faccio il gesto stabilito che prelude alla prima battuta, ma non mi esce nessun suono, vedo una marea di teste, cinquecento, avrei saputo dopo, resto impietrito per un tempo, che a me pare interminabile. Neanche me ne accorgo, rifaccio il gesto iniziale e parto con le mie battute, sicuro di me, guardo ancora le teste degli spettatori e mi sento come se quello fosse il mio habitat naturale, se non fosse entrato la ragazzina che doveva darmi la battuta avrei continuato da solo, magari improvvisando, rispondo puntuale alla sua battuta, o meglio, sono quella battuta. Quando esco di scena lo faccio a malincuore.
Avanti così allora, ero deciso, avrei fatto l’attore, intorno ai quindici sedici anni mi sono appassionato alla lettura in pubblico, avevo avuto una grande maestra, Concetta Saccone, senza di lei non sarei mai entrato su un palcoscenico. Impara a leggere in pubblico e a far vivere le parole, fa uscire i personaggi, dagli vita, mi ha sempre detto già all’indomani di quella mia prima. Intanto con un maestro di canto lavoro sulla voce, Pasquale Patuelli, severissimo quanto imponente, dopo aver sentenziato che ho una voce troppo bassa per la mia età, m’insegna l’uso del falsetto, così riesco a spaziare tra più di due ottave.
Arriva poi zio Angelo o meglio mio prozio, per tutti era semplicemente lo zio attore. Ho imparato davvero tantissimo da lui, era attore in tutto, anche nel vestire, sempre impeccabile, mai senza guanti e bastone, in estate sempre in completo di lino irlandese e panama, ho appreso come sentire mia la parte e a lavorare sul personaggio, era un piacere cogliere i mille spunti che trasmetteva anche solo nel modo di parlare, nei gesti e con quel suo sguardo magnetico.
Il teatro diventa così il gioco della vita e avviandomi verso gli anni settanta, tra folgorazioni musicali e dilemmi, del tipo continuo, con il teatro o faccio la rock star
Sì perché il richiamo della musica è forte, non come musicista, magari cantante o…
Se mettessi assieme musica e teatro una sorta di recitar cantando in chiave rock, blues… ecc.
Varie tribù di attori, musicisti ed eclettici in genere sono il mio mondo di quegli anni, tra invenzioni sceniche, continua evoluzione di idee, psichedelia pura, intanto i testi sono sempre più immersi nel sociale, neanche me ne’accorgo.
Seguono pubbliche letture, presentazioni letterarie… al Circolo della Stampa in varie Gallerie d’Arte, Premi letterari e altre manifestazioni.
Arriva poi la parola magica Teatroconcerto, per quattro anni e tre spettacoli questa formula mi assorbe totalmente, ottimi musicisti e attrici permettono al progetto di farsi apprezzare in tantissime rappresentazioni e repliche. All’improvviso un’altra folgorazione, il minimalismo, nascono lavori di vero e proprio teatro civile, il rock and roll lascia il posto ad una ricerca sonora molto più soft che contamina jazz, classica e popolare, due meravigliose partner inaugurano questa formula a tre.
Mentre la cultura in questo paese viene scardinata da politicanti squallidi quanto ignobili, continuo nel gioco del teatro, mentre per la prima volta mi cimento anche nella scrittura scenica in chiave comica e questo, grazie a Simona e Maria Chiara, mie complici nel proseguo del viaggio. Al via nuovi lavori, sperimentazioni, progetti e produzioni.