Persone

favelaPersone

Autore: Emanuele M. Landi

Montagne di rifiuti.
Miniere a cielo aperto per i dimenticati del mondo.
Bambini senza sogni, le cui mani affondano, affondano e affondano e cercano… cercano…
Sono scalatori provetti, cercano e si contendono ogni cosa con i gabbiani che roteano come falchi affamati.
Sono scarti, sono fantasmi, sono morti viventi.
Sono le comparse di un film dell’orrore sceneggiato nei sontuosi uffici della Banca Mondiale e delle Borse d’Occidente e d’Oriente.
Sono l’inevitabilità, per la ricchezza di pochi.
Sono gli internati di Paesi/Lager.
Sono l’alibi all’indifferenza di bravi cittadini, che degnano loro qualche secondo di commozione, che per lavarsi l’anima mandano via sms qualche spicciolo, che finirà nelle tasche di falsi benefattori e governanti corrotti.
Sono la negazione del Diritto.
Sono i martiri necessari per il benessere altrui.
Sono le vittime designate, la “razza” maledetta da sfruttare e poi eliminare.
Sono la lacrima concessa a cittadini “fortunati” a cui è infusa la paura della“miseria”.
Sono la giustificazione delle “crisi economiche” sceneggiate ad arte dai Potenti della terra. Sono le immagini che fanno male al cuore.
Sono il pensierino e la preghierina della sera degli animi più sensibili.
Sono le anime da affidare a Dio, tanto dopo l’attimo di raccoglimento, la vita continua.
Sono il monito d’officianti che si spacciano per anime elette che citano, citano scritture più o meno rivelate senza nemmeno averle né capite né vissute.
Sono gli occhi che non vogliono vedere.
Sono le immagini televisive da cui distogliamo lo sguardo all’ora di pranzo o cena, quando con sapiente regia sono trasmesse.
Sono il dolore che aborriamo e vogliamo evitare.
Sono la morte che non vogliamo vedere in faccia.
Sono l’ignominia che non ci riguarda
Sono l’altro lontano da noi e che non vedremo mai
Sono l’odore nauseabondo delle discariche dei terzi mondi che non sentiremo mai.
Sono la morte prematura,
Sono le malattie devastanti.
Sono la fame che non conosceremo mai.
Sono l’oggetto e l’alibi della vocazione al “volontariato”.
Sono gli schiavi che lavorano per noi senza alcun diritto.
Sono i manufatti di marca che portiamo con fierezza e che grondano del loro sangue.
Sono le piccole mani di bambini usate e devastate da lavorazioni tossiche e pericolose.
Sono il monito ai nostri figli per raggiungere il benessere.
Sono “l’inevitabilità della vita” che spacciamo per buona educazione.
Sono la narrazione di “insegnanti e politici” indegni.
Sono il racconto di Paradisi del dopo morte che tutto livellerà.
Sono i protagonisti di saggi e articoli che scriviamo a nostro compiacimento.
Sono film che vinceranno premi su chi non è mai entrato in un cinema.
Sono le parole d’attori che su di un palcoscenico raccontano delle loro non vite.
Sono le montagne di rifiuti su cui vivono, unico nostro dono per i loro compleanni.
Sono le vittime della nostra parte oscura, quando ci trasformiamo in
complici dei carnefici.
Sono…
Sono…
Sono…
Sono Persone…Persone…Persone…Persone…Persone….

Nessuna confessione, pentimento, pellegrinaggio mistico, mea culpa, buoni propositi, programmi politici ed elettorali potranno mai emendarci.